CASERTANO: DAL MATESE AL VOLTURNO
La fertilità dei terreni vulcanici e di quelli di bonifica favorisce l’agricoltura che costituisce tuttora la principale risorsa economica.
Con tre Comunità Montane, due Parchi Regionali, tre Riserve Naturali e 25 siti di Interesse Comunitario, il Casertano si propone come territorio suddivisibile in tre aree principali: Alto, Medio e Basso Casertano.
L’area di interesse del progetto parte dal Matese e diventa prevalentemente pianeggiante nella piana alluvionale del Volturno.
Quest’ultima è poi saldata alla pianura napoletana dalla dorsale calcarea del monte Massico, dal grande apparato vulcanico di Roccamonfina e dalla pianura del Garigliano. Cospicue le sorgenti di acque minerali.
riti antichi e musici medievali
prodotti tipici e biodiversità
Nel Casertano gusto e sapore si coniugano ad una consolidata tradizione rurale che custodisce una varietà straordinaria di produzioni tipiche agroalimentari ed enologiche. Anche se vanta meno produzioni certificate, rispetto alle altre aree, tra le tipologie produttive tipiche spiccano la castagna, le ciliegie, l’olio extravergine di oliva delle colline matesine e caiatine, i formaggi pecorino e caciocavallo (quello silano di San Gregorio Matese, Castello Matese, Letino, Valle Agricola ha meritato il marchio DOP).
Le diverse varietà di vitigni hanno dato origine a tre vini DOC (Asprinio di Aversa, Galluccio e Falerno del Massico), mentre il sorprendente Pallagrello, conosciuto fin dall’epoca romana nelle sue zone di elezione di Caiazzo e Castel Campagnano ed a lungo confuso con il Coda di Volpe, è stato recentemente protagonista di una meritata fortuna commerciale.
Da non dimenticare le cipolle di Alife che da sole motivano una tappa gastronomica.
Infine la biodiversità in questa zona ci conserva un sontuoso regalo: maialino nero casertano, “’o tianiello” (cioè, di Teano) o “pelatino” (per la sua peluria rasa). Un suino dalle carni eccezionali (tanto da essere paragonato al più blasonato iberico patanegra) già segnalato dal maestro Luigi Veronelli, quando ne parlò negli anni ‘60 citando la “salsiccia alla sugna di Vairano”, il “salame nero” di Baia e Latina, e le “salamine” di Piedimonte.