La lavorazione del legno è da sempre stata un’attività molto radicata in molti comuni dell’Irpinia e del Sannio, grazie all’abbondanza di risorse boschive presenti sul territorio. Una ricchezza offerta dalla natura a cui si è aggiunta la volontà degli artigiani locali di imitare ed eguagliare i maestri delle più celebri botteghe napoletane. Sin dal XII secolo, infatti, il legno di faggio o quello di quercia venivano forgiati a suon di martello e scalpello per realizzare attrezzi ed oggetti destinati alle abitazioni o alle attività dei contadini: botti, tini, “razzatori” per impastare il pane, ruote per carri, porte, panche. Con l’avvento della produzione su larga scala, però, la lavorazione artigianale è stata progressivamente sostituita, per lasciare il posto a quella più propriamente artistica dei maestri ebanisti che hanno saputo trasferire la propria creatività agli splendidi arredi ecclesiastici: banchi, troni, pulpiti, cori e monumenti lignei per le chiese ed i monasteri della zona, realizzati esclusivamente a mano dalle maestranze locali tra il XVI e il XVIII secolo. Oggi, la falegnameria ha preso il posto dell’ebanisteria e viene praticata con attrezzature meccaniche ed alte tecnologie per produzioni industriali. In alcuni comuni dell’Irpinia, però, e più precisamente ad Ariano Irpino, Calitri e Flumeri, ci sono ancora abili artigiani che si dedicano alle attività di ebanisteria e restauro. Artigianato del legno, infatti, vuol dire anche produzioni artistiche, di spiccato valore culturale ed emozionale, di grande maestria e capacità manuali, realizzate da sapienti maestri che, da un pezzo di legno informe, danno vita ad oggetti d’uso comune, complementi d’arredo ed anche a vere e proprie sculture ed opere d’arte.