Il percorso della pietra attraversa quei comuni che la natura ha dotato di un’importante materia prima: le cave di pietra e che l’abilità dell’uomo ha saputo utilizzare e trasformare in una vera e propria arte e fonte di guadagno. In Irpinia esiste un importante bacino estrattivo, quello di Fontanarosa-Gesualdo che si connota per la presenza di una varietà comunemente nota come “breccia irpina”, roccia sedimentaria derivante da frammenti di calcare, quarzi e cementi. La varietà più pura, definita Pietra di Fontanarosa, è stata per secoli utilizzata nei cantieri di tutta la Campania, confluendo persino nella fabbrica della Reggia di Caserta. Esistono, però, anche importanti centri estrattivi sul Taburno e nella Valle Telesina. La difficoltà che attualmente vive l’artigianato della pietra, però, deriva dal progressivo esaurimento dei bacini estrattivi e dalla progressiva chiusura delle cave per ragioni di tutela ambientale. L’attività estrattiva e quella artigianale di lavorazione della pietra più anticamente documentata in Irpinia è quella di Fontanarosa, nota anche come “Città della pietra”. Nei centri abitati della Valle Telesina, invece, è Cusano Mutri a primeggiare nell’artigianato della pietra, con la variante pregevole del marmo che si presta ad una plasticità maggiore ed offre agli appassionati dei superbi lavori, che possono essere acquistati anche nei mercati settimanali e nei negozi dell’intero territorio del Beneventano.