Diario di una visita: alla scoperta
di Santa Maria de Olearia

In una calda giornata di novembre, lasciando Maiori in direzione di Erchie lungo la statale che costeggia la Costiera amalfitana, con lo sguardo rivolto alla infinita distesa di mare, improvvisamente, proprio in un anfratto della parete rocciosa, si scopre, segnato dal tempo, ciò che resta di un eremo medievale: Santa Maria de Olearia, un vero gioiello incastonato nella roccia.

Su tre livelli si innalza uno dei più importanti ed antichi esempi di costruzioni monastiche della costiera amalfitana. Fondato tra la fine del X e gli inizi dell’XI sec., esso conserva la traccia delle stratificazioni storiche ed artistiche che lo hanno interessato.

Direttamente dalla strada statale, si accede ad una scala alla cui sommità è il primo nucleo della costruzione eremitica. Sulle pareti della cosiddetta cripta, si scorge il primo ciclo pittorico, il più antico della costruzione, esempio illustre della pittura rupestre campana di X-XI sec.

Nel corso del tempo l’eremo crebbe e si sviluppò in altezza. Attraverso una scaletta interna, si accede ad una terrazza, su cui si apre la cappella della Vergine. Un’iscrizione sulla facciata sembra datarne la costruzione ai principi del XII secolo, e con essa la realizzazione degli affreschi che coprono la facciata esterna e buona parte della volta e delle pareti interne. Ma è su queste che si scoprono tracce di sovrapposizioni più tarde, risalenti al XV secolo, prova della continuità di frequentazione monastica di questo luogo.

Un’ultima scala esterna, conduce alla Cappella di San Nicola, con le pareti e la volta interamente affrescate. Ed è qui, dalla finestra rivolta ad ovest, verso il mare, che la visita si conclude, in un fermo immagine senza tempo: il mare, al tramonto, nessuna traccia del passaggio dell’uomo, nessun profilo di costruzioni moderne…solo il mare!