Il collezionista statunitense Paul Getty, continuamente attratto dal mondo classico, coltivò il suo interesse viaggiando nei Paesi del Mediterraneo e leggendo libri specialistici sull’arte antica. Acquistò anche diverse ville in Italia, oltre che manufatti per arricchire la sua collezione. Nel 1957 inviò la propria collezione di antichità in un piccolo museo che aveva istituito nella sua casa in Malibù. Alla sua morte lasciò al museo un’eredità del valore di settecento milioni di dollari. Nella galleria si poteva ammirare anche un felino bronzeo “con le ali”.
Questo manufatto è attualmente “ospite” del museo archeologico provinciale di Salerno fino a marzo 2016. Rappresenta uno dei bronzi più belli ed enigmatici dell’intera collezione del magnate americano. Una scultura alta oltre 70 cm, forgiata tra l’ottavo e sesto secolo avanti Cristo probabilmente nella celebre città di Tartesso della Spagna meridionale. E’ un animale divino in atteggiamento difensivo. Sappiamo inoltre che il felino costituiva probabilmente la gamba anteriore di un trono ligneo. Le proiezioni forate dietro la testa e sotto le zampe anteriori indicano infatti che la creatura alata era collegata a una struttura più grande. Nell’antichità non era un fenomeno raro che troni in legno o sedie da cerimonia fossero impreziositi con elementi in bronzo e altri metalli.
Uno degli elementi di criticità, ricorrente nell’allestimento museale, riguarda le modalità d’esposizione: stiamo parlando di un manufatto legittimamente esposto in una teca. Occorre però uno sforzo per integrare l’oggetto artistico nella cultura e nella vita del suo tempo, un piccolo aiuto è dato dalle didascalie. Stabilite le difficoltà che sempre si presentano quando si vuole restituire il mood e la visione di un’epoca storica, siamo certi che, in un momento in cui il pubblico dei musei sembra essere sempre più pigro e passivo, andrebbe incentivato un tipo di allestimento che includa un atteggiamento di contemplazione più attivo e coinvolgente. Per esempio, una partecipazione diversa potrebbe comprendere le dinamiche del tempo, la religione, gli usi e costumi. In questa operazione, tesa a rendere i manufatti non troppo distanti da noi, occorrono alcuni espedienti visivi come una particolare illuminazione o la ricostruzione di una specifica sedia da cerimonia collegata con il felino alato, ad indicare il suo contesto di origine.
Questa potrebbe essere una piccola idea che stabilisce un nuovo modo di vedere l’opera e restituisce vero valore a ciò che è esposto al museo.